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Riprodurre l'alga spirulina. Ci provano quattro pugliesi

Dopo un viaggio in Africa l’idea di riprodurre in Italia l’alga Spirulina.

E’ venuta a quattro studiosi pugliesi, vincitori del Bando Principi Attivi 2012: Raffaele Settanni, nato a Grumo Appula in provincia di Bari nel 1976 tecnico di laboratorio chimico-biologico e presidente responsabile tecnico del progetto,  Flavia Milone, biologa barese, classe 1984, dottore di ricerca e responsabile della comunicazione scientifica ed educazione ambientale Simona Intini, nata nel 1981 a S. Giovanni Rotondo in provincia di Foggia, biologa, dottore di ricerca e vice presidente responsabile del processo di monitoraggio e valutazione ed infine Danila Chiapperini, classe 1980, laureata in filosofia, socia e responsabile della progettazione della proposta.

La mission del progetto “Spirulina-cibo degli dei” (denominazione già fornita dalla FAO), sostiene Flavia Milone, è: “avviare il primo impianto pilota della microalga spirulina in Puglia e produrre un integratore alimentare naturale e puro. Nessun alimento di origine vegetale ha concentrazione così alta di principi nutritivi, come la spirulina. L’alga possiede tutti gli amminoacidi essenziali e non, minerali e vitamine. Si tratterebbe di realizzare un prodotto ideale per coloro che vogliano mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato, ma anche per integrare la dieta di persone affette da carenze alimentari, di vegetariani, sportivi e celiaci. Assumere spirulina fa bene perché è un potente antiossidante, favorisce l’azione depurativa dell’organismo e in particolare del fegato e dei reni, protegge il sistema nervoso, mantiene l’elasticità cutanea e la salute di capelli, unghie e occhi, difende l’organismo dall’insorgenza di patologie cancerogene, rafforza il sistema immunitario, aumenta la resistenza fisica e lo sviluppo muscolare,favorisce un veloce recupero dopo malattie”.

Dopo circa un anno e mezzo dalla partecipazione al bando, fanno sapere i quattro, è nato il primo impianto pilota dell’ alga spirulina in Puglia. Si trova presso il Centro Didattico Sperimentale Martucci di Valenzano a pochi chilometri da Bari

Al progetto collaborano il Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali (DISAAT) e quello di Farmacia dell’Università degli Studi di Bari” Aldo Moro”. Il primo ha messo a disposizione una serra presso il centro.  “Le difficoltà -spiega Flavia- sono state tante, all’inizio: costruire e gestire un impianto non è affatto semplice. Ogni giorno dopo il lavoro percorriamo venticinque chilometri per raggiungere la serra, ormai luogo di riunione e condivisione di questa splendida esperienza. Il finanziamento regionale è stato prezioso, ma esiguo per il progetto sperimentale. E’ stato fondamentale il contributo dei tanti amici e parenti che hanno supportato il nostro lavoro, aiutandoci a costruire la vasca e la strumentazione necessaria per far funzionare la coltivazione dell’alga. Il fattore tempo ha influito molto nel progetto, ma alla fine la nostra determinazione, i nostri studi e la rete scientifica creata hanno supportato il progetto e la validità delle varie fasi”

Flavia, quanto è difficile fare ricerca in Italia e in Puglia in particolare?

Molto difficile e in particolare in Puglia, la burocrazia ha ucciso il sistema. Le idee innovative e vincenti hanno bisogno di tempo e sperimentazione, ma anche di risposte più rapide. La mancanza di finanziamenti e, per certi aspetti, l’incapacità di reagire a questo gap non aiutano le giovani start-up italiane che vogliano fare ricerca. Così si annienta la creatività.

Cosa consigli ad un giovane ricercatore che voglia lavorare in Italia?

E’ una domanda davvero difficile. Noi siamo giovani ricercatori e abbiamo deciso di rimanere in Puglia. Qui stiamo cercando di coniugare la ricerca scientifica, che purtroppo fornisce pochi finanziamenti, con un’impresa innovativa. Ci auguriamo nel tempo di raccogliere i frutti o meglio le microalghe. E’ necessario essere pazienti, determinati e cogliere le occasioni al volo.

Dopo aver accertato le proprietà benefiche dell’alga e la sua possibile produzione sul territorio regionale, avete avuto richieste di commercializzazione del prodotto da parte di industrie farmaceutiche?

Il mondo della nutraceutica si è subito interessato al progetto e ora stiamo avviando delle interessanti collaborazioni.

Cosa vi augurate per lo sviluppo del progetto?

Di ampliare l’impianto e iniziare a sperimentare altri tipi di microalghe. Sarebbe davvero grandioso poter realizzare un centro di ricerca e produzione di microalghe in Puglia.

Tornerete in Africa?

Sì, vorremmo condividere con altri colleghi  questa esperienza e capire come ampliare qui gli impianti. E’ il minimo che possiamo fare. Senza di loro probabilmente non avremmo realizzato questo progetto che ci auguriamo diventi un progetto di vita.

                                                                                                                                                                                            Rita Garofalo

 

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