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“Il lavoro del futuro? L’Italia guardi alla Germania”. Parla Pasquale Dui, avvocato

Pasquale Dui

“Il rapporto di lavoro nei prossimi anni? Ci si augura che si ispiri al nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici e che il nostro Paese guardi alla Germania”.

A dichiaralo Pasquale Dui, giuslavorista e docente universitario a contratto, che lavora con le grandi imprese, le piccole e medie, distribuite in vari settori produttivi (industria, terziario, assicurazioni, credito, chimica farmaceutica, enti locali, cooperazione, servizi alla persona, grande distribuzione) e che tra breve pubblicherà il diciassettesimo libro con l’editore Key, dedicato proprio ai metalmeccanici.

In questa intervista l’avvocato proverà a giocare con la sfera di cristallo e a immaginare il lavoro del futuro.

Dunque, professore quale potrebbe essere la grande novità?

La legge 81/2017 sullo smart working (lavoro agile ha dato uno scossone al tradizionale rapporto tra datore di lavoro e lavoratore, prevedendo che lo smart worker debba lavorare in funzione di un obiettivo, senza necessità di direttive specifiche, organizzando al meglio la propria attività, con una marcata dose di fiducia nel suo operato da parte del datore di lavoro.

Quindi?

Ci sarà un sempre maggiore ricorso al lavoro per obiettivi, improntato sulla massima fiducia dell’imprenditore e lasciato alla libera iniziativa programmatica ed organizzativa del lavoratore. Il lavoro del futuro sarà sempre più basato su uno scambio tra fiducia e professionalità e sempre più concentrato su obiettivi periodici.

Le professioni che scompariranno?

Ci troviamo ormai in piena quarta rivoluzione industriale (industria 4.0). L’automazione dei processi produttivi, che integra alcune nuove tecnologie aumentando business, qualità e produttività del lavoro, sta iniziando a far cambiare il mercato del lavoro, creando nuove figure professionali ed eliminando quelle considerate obsolete. Ci si deve solo chiedere chi potrà salvarsi.

Chi si salverà?

Coloro che sapranno adattarsi e attuare una sorta di mutazione genetica, abituandosi ad utilizzare tutte le novità tecnologiche e aggiornando costantemente le proprie skills and qualifications, ponendo maggiore attenzione alle abilità manageriali più che a quelle tecniche. Quindi ce la farà chi saprà offrire il servizio più aggiornato dal punto di vista tecnologico e dare un valore unico all’aspetto umano e al cliente, rendendolo dipendente dal tipo di servizio offerto, digitale o analogico. Ci si dovrà concentrare più su sentimenti, creatività, dedizione per creare una relazione stimolante ed unica con i collaboratori, i superiori ed il cliente finale. Molte figure sono destinate a scomparire, magari non entro il prossimo decennio, ma neppure molto più lontano. Sono quelle in cui i lavoratori hanno mansioni semplici, replicabili, ripetitive, prevedibili ed automatizzabili: camerieri e addetti al servizio ai tavoli, sostituiti da droni e robot, hostess e controllori di volo, sostituiti da droni e robot, lavoratori agricoli, sostituiti da macchine automatiche, operatori delle poste, sostituiti da operatori automatizzati (droni, robot), addetti alle casse (banche, negozi), sostituibili da casse automatiche, operai di produzione, sostituibili da attrezzature complesse e articolate, casellanti autostradali, già in via di assottigliamento, impiegati agli sportelli, divorati dalla digitalizzazione dei servizi di ogni genere. Per questo saranno necessarie modifiche legislative.

Pensa che nelle professioni del futuro ci saranno meno mediazioni, andranno le organizzazioni più snelle, scompariranno i sindacati?

La riforma del processo civile ha introdotto, per la prima volta, la mediazione facoltativa in materia di controversie di lavoro, con un evidente intento deflattivo del contenzioso. I verbali di mediazione diventano vincolanti e inoppugnabili.  Le intenzioni del legislatore sono buone e hanno strappato il plauso dell’Associazione Giuslavoristi Italiani (AGI), che ha accolto con favore la nuova disciplina. Non penso che nel futuro le soluzioni alternative delle controversie, ormai ampiamente diffuse e generalizzate – anche per un drastico calo del contenzioso in materia di lavoro-  possano addirittura far scomparire i sindacati. Le associazioni sindacali sono parte integrante del sistema lavoro, che in Italia richiederebbe, semmai, una variazione di ruoli.

Cos’altro si aspetta e come dovremmo prepararci?

Penso che ci saranno più apertura,  coinvolgimento,  partecipazione dei lavoratori nell’impresa, così come veicolati dal Contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici (articolo 10 del contratto), nella sezione prima, dedicata al sistema di relazioni sindacali.  In questo senso, si tratterà di perseguire un progetto evolutivo delle relazioni industriali, che punti a migliorare la funzionalità dell’azienda e dei lavoratori. Il progetto è in via sperimentale. In altri Paesi, come la Germania, questa partecipazione dei lavoratori è presente nel sistema aziendale. Lì si contempla una partecipazione nell’ambito degli organi di governo dell’impresa. Il modello sperimentale, propugnato dal contratto metalmeccanici, sarà implementato dalle aziende su base volontaria e in accordo con le rappresentanze sindacali interne. Si può pensare ad un Protocollo sulla partecipazione, da definirsi con le rispettive organizzazioni. Si tratta di una prima sperimentazione, che farebbe da apripista per la contrattazione degli altri settori e comparti di contrattazione collettiva. Da questa realtà si capisce che la funzione del sindacato trova un nuovo percorso virtuoso di crescita e interlocuzione tra le parti sociali. Non resta che aspettare.

Se oggi il termine più in voga è “sostenibilità”, cosa dovrà caratterizzare i rapporti di lavoro di domani?

Resterà l’aggettivo sostenibile. Sostenibile significa creare le condizioni affinché le persone possano sviluppare la propria professionalità e rimanere stimolate durante tutta la loro vita professionale in una logica di costante employability. Tutti possono – e devono – contribuire, in prima persona e a livello generale, all’evoluzione del mercato del lavoro e al rispetto del proprio valore – personale e sociale- così come sancito dalla Costituzione.

Qualche anticipazione sul suo prossimo libro?

Il mio prossimo libro è un commentario sistematico, articolo per articolo, del Contratto collettivo nazionale di lavoro metalmeccanici industria, che sarà pubblicato nell’ambito di una collana di commenti ai contratti collettivi, curata ed avviata da me per Key Editore, nel gennaio scorso, con il commentario al Contratto collettivo nazionale di lavoro dirigenti industria. Il CCNL metalmeccanici industria è uno dei più importanti, rivolgendosi ad una platea di circa 1milione e 700 mila lavoratori, inclusi quelli della installazione di impianti. Rappresenta, da sempre, il punto di riferimento più importante nel mondo manifatturiero sia per la dimensione quantitativa dei lavoratori interessati che per l’importanza strategica che l’industria metalmeccanica ha nell’ambito del sistema economico del nostro Paese. Il nuovo testo contrattuale, frutto di un accordo di durata quadriennale, sottoscritto nel febbraio 2021, porta con sé molte caratteristiche innovative, tra le quali: la rivisitazione completa degli inquadramenti contrattuali, ma anche aperture a meccanismi di compartecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda. Altri importanti interventi si registrano nelle retribuzioni nel Welfare Aziendale, negli appalti pubblici, nella disciplina dell’apprendistato.

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