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“La mia camomilla per le donne ferite”. Intervista con Donatella Gimigliano del ” Women for Women against Violence”

“Sono nata in Calabria, ma già a 19 anni mi sono trasferita a Roma per gli studi. All’inizio pensavo di voler seguire la carriera forense di mio padre, all’epoca valente e stimato avvocato, ma esperienze di lavoro mi hanno avvicinato al mondo delle pubbliche relazioni e della comunicazione e ho deciso di andare in quella direzione, anche nella formazione professionale”.

Si racconta così Donatella Gimigliano, che con la sua Associazione Consorzio Umanitas www.womenforwomen.it/associazione-consorzio-umanitas/ da alcuni anni  è impegnata su due fronti: difesa delle donne danneggiate sia da un tumore che da una violenza psicofisica. E si affretta subito a dire: “Ho sempre amato il mondo del sociale e collaborato a diversi progetti che mi hanno arricchita tantissimo, ma la svolta di presiedere una mia realtà è avvenuta dopo la diagnosi del tumore al seno che mi ha spinto ad andare oltre la mia malattia e a guardare chi aveva problemi più grandi del mio”.

Una donna tosta!

Si chiama capacità di risalire la china, ammortizzare i colpi e ripartire. Resilienza, e ti aiuta a ridimensionare le tue problematiche e ad affrontarle con altro spirito. Non c’è peggiore atteggiamento che chiudersi in sé stessi e pensare di essere gli unici ad affrontare situazioni di sofferenza. Lavorare nel sociale mi ha consentito di aiutare tante donne e mi ha resa più forte di fronte alla malattia. Ho messo insieme due temi della violenza di genere e del tumore perché credo che entrambe queste esperienze di vita lascino nelle donne segni e ferite indelebili. Noi raccontiamo che “il mostro si può trovare accanto o dentro di noi”.

Parlaci della Associazione.

L’associazione è nata alcuni anni fa. All’epoca ero un semplice componente. Mi hanno offerto la presidenza nel 2015 quando ho avviato il progetto Women for Women against Violence. Da allora sono cambiate molte cose, soprattutto c’è un gruppo nuovo di associati. Sono liberi professionisti, avvocati, medici, commercialisti, siamo una squadra forte e coesa.

Le iscritte?

In realtà, siamo poche persone, ma per scelta. L’obiettivo primario è di farla crescere e avviare i progetti. Quando avremo raggiunto una serie di obiettivi, apriremo l’ingresso a più persone che entreranno nella compagine sociale dell’associazione e potranno dare il loro contributo. Bisogna considerare che è tutto improntato sul volontariato e non abbiamo uno staff retribuito. Facciamo tutto da soli. E’ duro, faticoso, si lavora anche la notte, soprattutto nel periodo degli eventi. E’ un sacrificio da affrontare che, però, regala grandi soddisfazioni.

C’è una storia particolare, che ti va di raccontarci, della tua esperienza in Associazione?

Io mi affeziono e mi lego a tutte le donne che ho raccontato. Le ho scelte, cercate, ho scritto la loro storia, alcune volte mi sono attivata per aiutarle, altre mi hanno insegnato tanto. Una donna coraggio che non dimenticherò mai con la quale è nato un meraviglioso rapporto è Maria Antonietta Rositani, a cui l’ex marito aveva dato fuoco, sopravvissuta a una lunga agonia e oggi con il 75% di ustioni sul corpo. Ha vissuto un calvario con una forza straordinaria e una grande fede, soprattutto grazie all’amore per i suoi figli. Maria Antonietta è un esempio per tante donne che non trovano la forza di reagire ad abusi e violenze. Un’altra donna a cui sarò sempre legata è Cinzia Filipponi, una biologa di Firenze che ci ha raccontato la sua battaglia contro il tumore, soprattutto la riscoperta della vita. Purtroppo Cinzia pochi mesi dopo aver partecipato a Women for Women non ce l’ha fatta. Quel mostro invisibile, ma non meno subdolo e pericoloso, se l’è portata via. E’ stato un dolore immenso dal quale ancora oggi non mi sono ripresa, avendo io perso mia sorella e mia mamma per questo male.

Ho letto che l’associazione cerca fondi per Associazione BABC (Beautiful After Breast Cancer), Italia Onlus, D.I.R.E. (Donne in Rete contro la Violenza), A.N.D.O.S. Onlus (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), Salvamamme Onlus, Incontra Donna Onlus (Occupiamoci di seno) LILT (Lega Italiana per la lotta contro i tumori) E’ così?

Non proprio. Quando è nato, il progetto Women for Women era stato pensato per fare sensibilizzazione e raccogliere fondi. Lo abbiamo fatto, non sempre con successo, e si è trattato di piccoli contributi. Ho notato che nell’evento, sempre ad offerta libera, c’era poca generosità degli ospiti, per cui ho deciso, da qualche anno, di cambiare formula e aiutare direttamente le vittime tramite i nostri sponsor che, anziché versare quota per contribuire all’organizzazione dell’evento, la donano direttamente alla donna che decidiamo di aiutare. In questo modo si evitano interposti passaggi, ed è tutto più trasparente.

Quali sono gli eventi, le campagne, di cui sei particolarmente fiera, che ti hanno permesso di raccogliere più fondi?

Women for Women against Violence è nato da un mio personale vissuto, sia con il cancro al seno che come impegno nella lotta contro la violenza sulle donne. È un format assolutamente unico che è nato perché, come accennavo prima, ho visto una similitudine tra quei segni e quelle cicatrici che entrambe le esperienze, la violenza e il tumore, lasciano sul corpo di una donna. E’ una kermesse che vuole celebrare la vita, raccontare storie di donne che ce l’hanno fatta, ma anche aiutarle nel difficile percorso di rinascita. Molto spesso sono abbandonate a sé stesse. Pensiamo che il loro esempio sia importantissimo per tutte le altre che si trovano a combattere contro questa problematica. Il Camomilla Award, il Premio che tributiamo, si ispira alle virtù terapeutiche del fiore di camomilla che in fitoterapia viene trapiantato tra le piante malate perché le aiuta a guarire. E’ un meraviglioso simbolo di solidarietà. L’evento è cresciuto ed è diventato un format televisivo. Siamo approdati a Rai2 già da tre anni. Crescere in questo modo significa per noi aiutare più donne a venire fuori,  denunciare, perché l’esempio delle nostre ospiti sul palco racconta proprio questo. 

 I nomi più grossi delle premiate fino ad ora?

Sono tanti, ne cito qualcuna: Barbara De Rossi, Maria Grazia Cucinotta, Carolina Crescentini, Antonia Liskova, Valeria Solarino, Leyla Hussein, Lavinia Biagiotti, Rita Dalla Chiesa, Malika Ayane, Gessica Notaro, Luana Ravegnini, Nicoletta Romanoff, Paola Ferrari, Benedetta Rinaldi, Martina Colombari, Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, Carolyn Smith, Arma dei Carabinieri, Luca Tommassini, Matilde D’Errico, Giorgio Pasotti, Eleonora Daniele, Chiara Francini, Rosanna Banfi, Cinzia Leone, Paola Minaccioni, Patrizia Mirigliani, Paolo  Ruffini.

Chi ti piacerebbe premiare?

Credo sia importante valorizzare il lavoro di chi sta dietro le quinte, è meno conosciuto. Infatti negli anni abbiamo premiato tante donne ai vertici di organizzazioni seriamente impegnate su queste problematiche: Titti Carrano (Donne in Rete contro la Violenza), Flori Degrassi (A.N.D.O.S. Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), Maria Grazia Passeri (Salvamamme), Mariolina Coppola (Soroptimist International)

Quante persone hanno salvato i fondi raccolti?

Noi siamo una piccola associazione, non direi salvato, ma certamente aiutato.

La donazione on line è  più facile?

Fino ad ora noi non l’abbiamo attivata. Ci stiamo riflettendo. Non sono in grado di dire se funzioni.

Gli italiani sono persone che donano facilmente?

Gli italiani sono un popolo straordinariamente generoso. Unico limite, a mio parere, è pensare che l’aiuto vada solo alle associazioni più note, quelle più blasonate e più citate sulla stampa, quelle che si fanno maggiore pubblicità, pensando che sia un indice qualitativo. Io sono convinta, invece, e parlo per esperienza, che oggi ce ne sono tante, ma veramente tante, meno famose, ma più operative, che arrivano a spendere anche più di quello che hanno, anche ad indebitarsi. Mi permetto di consigliare a chi vuole donare di guardare anche a quelle realtà meno visibili.

Progetti?

Diventare una fondazione e aiutare sempre più donne, anche quelle che hanno avuto problemi economici a causa di un cancro. Nessuno ne parla, ma conosco l’argomento perché, da libero professionista, ci sono passata ed è stato un inferno dal quale non sono ancora uscita.

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