È nata a Bari, in una villa confiscata alla mafia sul litorale di San Giorgio, in via Giovine 59, la prima drop house in Italia, destinata alle donne vittime di tratta.
Il centro di accoglienza diurno, luogo di ascolto, aggregazione, formazione e inclusione lavorativa, è promosso dalla cooperativa sociale C.A.P.S. (centro aiuto psico-sociale) e dall’associazione Micaela onlus in partenariato con la cooperativa sociale ARTES, dall’associazione culturale Origens e con il sostegno del Comune di Bari.
L’ha inaugurata il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
La struttura, affacciata sul mare ed estesa su una superficie di circa 600 metri quadrati (di cui 180 coperti e 420 scoperti tra porticato e giardino), era stata concessa dal Comune di Bari nel 2009 al C.A.P.S., grazie all’impegno di Stefano Fumarulo, alla guida dell’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari, con l’obiettivo di riconvertirla a fini sociali.
Dopo un complesso iter tecnico-amministrativo per la sanatoria di abusi edilizi presenti sulla villa, l’immobile confiscato alle mafie è stato sottoposto a lavori di ristrutturazione e a un progetto di riconversione funzionale, finanziato dalla Fondazione Con il Sud nell’ambito del Bando “Iniziativa Immigrazione 2017”.
Gli interventi hanno riguardato l’intero complesso e le aree esterne, trasformando la villa, appartenuta a un clan locale, in un centro accogliente e moderno, dotato di due uffici, una sala polifunzionale, servizi igienici con annesso antibagno, bagno operatori, magazzino e porticato esterno, con affaccio su un’ampia area.
L’idea del progetto Amaranta è agganciare attraverso unità mobili, le donne che vogliano uscire dalla loro condizione di sfruttamento e violenza, proponendo azioni di emersione, presa in carico, formazione e inserimento lavorativo delle vittime nel campo della ristorazione e dell’ospitalità turistica.
Le risorse per la ristrutturazione del bene confiscato e l’avvio delle attività ammontano a circa 500mila euro, di cui 380mila finanziati dalla Fondazione Con il Sud, 100mila di cofinanziamento da parte dei soggetti del partenariato e 20mila euro finanziati dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, nell’ambito dei progetti di assistenza alle vittime di tratta, di cui la Regione Puglia è capofila.
Si calcola che in Italia nel 2022 circa 24-27mila donne siano vittime di tratta, di queste circa il 5-8% sono minorenni, come risulta dal Rapporto 2022 sulla tratta degli esseri umani a cura del Dipartimento di Stato americano sull’applicazione del protocollo di Palermo (2000) per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani.
Il centro è rivolto esclusivamente alle vittime di tratta, alle per donne violate, fragili, vulnerabili, schiavizzate e marginalizzate emotivamente ed economicamente in quanto donne.
AMARANTA offre concreta assistenza economica e sanitaria, consulenza legale e psicologica oltre a una capillare sensibilizzazione sul tema dello sfruttamento sessuale a fini di lucro, anche attraverso un’opera di vigilanza e mappatura del fenomeno da parte di unità mobili, per limitare i danni e il rischio dell’ arruolamento di donne senza dimora, quasi sempre in gravi condizioni economiche e con bambini da mantenere in una terra lontana dalle radici familiari.
Amaranta non promette di essere un punto di arrivo nel lavoro incessante di sottrazione delle donne in schiavitù alla criminalità organizzata, ma un porto sicuro, aiuti concreti ed essenziali, che possono moltiplicarsi con la solidarietà pubblica e privata e il passaparola delle donne salvate verso altre sventurate.
Il progetto nasce già con una forte visione futura. Per garantire la prosecuzione dell’iniziativa, anche al termine delle attività progettuali sostenute dalla Fondazione con il Sud, si ipotizzano delle modalità autosostenibili, attraverso l’attivazione di attività nel settore della ristorazione, favorendo l’inserimento lavorativo delle vittime di tratta e sfruttamento. È prevista l’apertura di un ristorante con le stesse donne vittime che potranno diventare imprenditrici.
L’azione di monitoraggio, assistenza e integrazione della drop house darà il via a nuovi centri analoghi nelle altre città.
Commenti
0 commenti