Dal 2014 al 2021 un posto fisso e un ottimo stipendio. Da alcuni mesi, un’attività tutta da costruire, ma che gli dà la possibilità di crescere, sentirsi libero e avere relazioni continue con i clienti.
“Finalmente ho abbondato un’attività che mi faceva sentire un Fantozzi. Sì, negli ultimi anni mi occupavo di altro, ma quell’ambiente non lo sopportavo più. Troppa pressione per vendere prodotti ai clienti, tante volte senza pensare al loro tornaconto. Quello che nei decenni passati era un mestiere d’oro, spesso tramandato di padre in figlio, per cui non era richiesta alcuna competenza finanziaria, tra qualche anno scomparirà”.
E lui, Gabriele Rametta, probabilmente si sentirà al sicuro.
“Avrò la conferma – ci dice- di aver fatto il passo giusto nel momento giusto”.
Nato nel 1984 ad Augusta, nel Siracusano, è rimasto in Sicilia per diciotto anni. Dopo la maturità scientifica si trasferisce a Roma. Studia Comunicazione e marketing alla Sapienza perché vuole fare il giornalista. Qualche anno nel Regno Unito per imparare l’inglese e pochi pezzi per alcune testate. Poi con quel mestiere chiude. Bancario dal 2014 al 2021, negli ultimi tre anni direttore di filiale.
“A dicembre dell’anno scorso ho rassegnato le dimissioni. In banca non si fa consulenza finanziaria, ma solo marketing. Molte volte si vendono prodotti ai clienti, senza pensare ai loro interessi. Ho iniziato a sentire quel mondo lontano. Non imparavo niente e non riuscivo ad avere rapporti sereni e continuativi con i clienti. Ho iniziato a studiare, formarmi per fare il grande passo: la libera professione. Sono diventato consulente finanziario. Molti mi hanno dato dell’incosciente, anche perché negli ultimi anni non occupandomi di crediti, né di investimenti, non avevo un portafoglio clienti, che sto creando. Ma ora mi sento libero e ho la possibilità di crescere. Non solo. Tra qualche anno, a causa della digitalizzazione, gli sportelli bancari tenderanno a scomparire. Il bancario farà la fine dell’operaio metalmeccanico, sostituito da un robot. Nei Paesi anglosassoni quella del financial advisor, che guida, segue i clienti nei loro investimenti patrimoniali e previdenziali, esiste da anni”.
Come fa a dire con sicurezza che questa professione le garantirà soddisfazione economica in futuro?
“Guardi, in Italia siamo già in 50 mila. E’ una professione riconosciuta. Del bancario rappresenta una sorta di evoluzione e negli ultimi anni ha assunto rilevanza per la clientela privata. Le reti di consulenza sono cresciute soprattutto per effetto della digitalizzazione e dei nuovi prodotti e servizi tecnologici. In un futuro nemmeno troppo lontano, ogni risparmiatore italiano potrebbe avere un proprio consulente finanziario”.
Ma di cosa si occupa nello specifico questo professionista? “Intanto, per esercitare la professione un consulente finanziario deve sostenere un esame e ottenere l’iscrizione ad un Albo professionale che ne certifichi competenze, professionalità e onorabilità. Il financial advisor gestisce il suo cliente, prevalentemente privato, in tutti gli aspetti legati alla pianificazione finanziaria, previdenziale, assicurativa e anche successoria. Lo guida su come creare risparmio e come investirlo. Mentre il bancario si occupa soprattutto di credito, il consulente finanziario di investimenti. L’aspetto centrale della professione rimane uno: la relazione con il cliente. La digitalizzazione in atto ha automatizzato tantissime mansioni, ruoli, professioni, mentre per altri fattori legati alla consulenza, ha mantenuto il bisogno dell’intervento umano. E’ il caso del financial advisor, che richiede empatia. E’ a tutti gli effetti un libero professionista, sia che operi tramite mandato di una rete di consulenza, sia che si muova in maniera totalmente autonoma. Per questo non è sottoposto a trasferimenti o chiusure di agenzie come avviene sempre più di frequente per il dipendente bancario. La relazione che stabilisce con il proprio cliente potrà, dunque, essere interrotta esclusivamente da quest’ultimo. Proprio come fa il personal trainer dal punto di vista fisico, il consulente conosce perfettamente gli obiettivi e i progetti del suo cliente e lo segue in modo costante. Il consulente finanziario non è il guru che prevede come andranno i mercati finanziari, né tantomeno un venditore di rendimenti, ma un mental coach che abbina gli aspetti tecnici a quelli psicologici ed emotivi. Con la sua abilitazione professionale può incontrare il suo cliente in qualsiasi luogo sia fisico che on line e può gestire in modo totalmente flessibile i contatti senza orari di sportello e ufficio. Anche questi aspetti nel 2022 fanno la differenza per la clientela. Ultima cosa, la sua funzione sociale”.
Perché? “Un Paese come l’Italia ha bisogno di educazione e alfabetizzazione finanziaria e il modello di servizio praticato dal consulente potrebbe risultare il più idoneo a soddisfare questo bisogno. Mi piacerebbe tra breve aprire un blog o gestire una community di colleghi”.
Cinzia Ficco
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