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Al via il progetto Open Knowledge per far conoscere le 2.700 aziende confiscate e avviarle al recupero

In Italia ci sono oltre 2.700 aziende confiscate che attendono di essere restituite alla società civile; 154 sono in Puglia  e così ripartite per provincia: 58 a Bari, 22 a Brindisi, 13 a Foggia, 28 a Lecce, 33 a Taranto (dati Unioncamere nazionale al 18/11/2021).

Per restituire alla società civile queste imprese liberate dal giogo delle mafie, rilanciandone l’attività, occorre il lavoro di più soggetti, pubblici e privati, ed è indispensabile partire dalla conoscenza di questo patrimonio oggi chiaramente sottostimato.

Opererà in questa direzione OPEN KNOWLEDGE, progetto che vedrà un team di esperti di Unioncamere, delle agenzie del sistema camerale (Centro studi Tagliacarne e Sicamera) e delle 22 Camere di Commercio di Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia impegnati a creare condizioni, coinvolgimento e prassi consolidate che rispondono ai principi di trasparenza, collaborazione e partecipazione, quali elementi imprescindibili dello sviluppo, sul tema delle aziende confiscate.

«ll progetto OK – Open Knowledge – spiega il presidente della Camere di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi – risponde all’esigenza di maggiore e più capillare conoscenza delle informazioni e dei dati disponibili su quella importante variabile fenomenologica, attraverso la quale leggere il livello di infiltrazione mafiosa nell’economia rappresentata dalle aziende confiscate. Dati che ora, grazie all’interconnessione tra le banche dati dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati e quelli delle Camere di commercio, e la collaborazione dell’Istituto Tagliacarne, consentono di aprire una visuale anche sulle caratteristiche delle aziende».

Il portale https://aziendeconfiscate.camcom.gov.it è uno strumento completo e dettagliato su queste realtà sottratte alla criminalità, fortemente concentrate nelle regioni meridionali (quasi il 70%), nelle costruzioni e nel commercio (circa la metà) ma che operano anche settori di interesse pubblico, come la Sanità (16 aziende) e la fornitura di energia e acqua (63).

Se questa restituzione avvenisse, a livello nazionale la loro attività produttiva potrebbe crescere di quasi il 300%, l’occupazione del 5-10%, e ulteriori benefici a livello territoriale e lungo la filiera produttiva si otterrebbero dalla riattivazione del circuito economico di forniture. 

Per raggiungere questo scopo attraverso il progetto saranno sviluppate azioni di animazione e formazione volte non solo all’illustrazione tecnica delle modalità di utilizzo dei dati e di navigazione del Portale “Open Data aziende confiscate” (ammesso a finanziamento nel quadro del PON Legalità 2014-2020), ma anche finalizzati a individuare e ad approfondire strumenti interpretativi di vario livello che consentano di comprendere appieno e utilizzare i dati per le attività di controllo, monitoraggio o valorizzazione delle aziende confiscate.

Il progetto si inserisce nel percorso di miglioramento delle competenze della Pubblica Amministrazione nel contrasto alla criminalità organizzata, mediante l’utilizzo delle tecnologie digitali e l’informazione open da esse veicolate. Informazione necessaria per la formulazione di schemi interpretativi sui fenomeni illegali e schemi predittivi sui fattori che consentono un efficace reinserimento e valorizzazione delle aziende confiscate nell’economia legale.

Le aziende confiscate

A novembre si contano 2.757 imprese in confisca definitiva. Le costruzioni sono il settore più rappresentato tra le aziende confiscate (22,9%), seguite dal commercio (23,4%) e dagli esercizi ricettivi e ristorazione al 9,3%; le attività immobiliari si attestano al 7,5%, le manifatturiere al 6,7%, il trasporto e magazzinaggio al 5,3% e l’agricoltura al 4,5%. Questi settori raccolgono l’80% delle imprese confiscate. Tutti i settori sono comunque rappresentati inclusi non pochi casi di aziende operanti in settori strategici di interesse pubblico, ovvero nel campo della sanità e assistenza sociale (0,6%) e delle infrastrutture (distribuzione di acqua e reti fognarie, rifiuti: 1,1%; produzione e distribuzione di energia elettrica: 1,2%).

A livello territoriale, quasi il 70% delle aziende confiscate è localizzato nelle 5 regioni del Mezzogiorno interessate dal progetto Open Knowledge; in Sicilia si ravvisa la presenza di quasi un terzo delle aziende confiscate (30,6%), mentre la Campania ne raccoglie il 18,8%, la Calabria il 12%, la Puglia il 6,2%. La forma giuridica maggiormente utilizzata dalle imprese confiscate è quella di società di capitale (63%),  mentre le imprese individuali sono il 22% e le società di persone il 15,1%. 

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