Se in Italia si comincia a diffondere sempre più la moda del cosiddetto anello della memoria, è merito di Christina Sponza, nata a Gorizia nel ’71 che, nel 2008, con due soci (Walter Mendizza e Federico Pagliari) ha fondato Algordanza Italia Srl.
Di cosa si tratta? E’ la società che commercializza sia i prodotti Algordanza e cioè ceneri di cremazione e capelli delle persone defunte, sia i prodotti col marchio Stailas, capelli delle persone vive. Un po’ macabro, come argomento. Ma, come fa intendere Christina, è sempre bene parlarne e sapere che esiste un nuovo modo per dire addio ad una persona cara. Si può abbandonarla in un loculo o, addirittura, portarla sempre con sé, sotto una nuova forma. Quella di un diamante.
Christina come ci siete arrivati?
Il socio Walter Mendizza anni fa aveva letto della possibilità di trasformare le ceneri di cremazione in diamante. Ha pensato al suo caso, alla morte di sua madre e al desiderio di trasformarla in diamante. La sua storia è raccontata qui http://www.algordanza.it/Algordanza/Chisiamo/WalterMendizza.aspx
Voi, come Algordanza, siete stati i primi al mondo a creare diamanti solo dal carbonio, ricavato dalle ceneri o dai capelli. E’ così?
Esatto.
Mi descrive tutte le fasi, dalla richiesta del cliente alla realizzazione del diamante?
Il cliente si rivolge direttamente a noi tramite internet o si imbatte nelle imprese di onoranze funebri, che collaborano con noi. Deve richiedere un passaporto mortuario per trasportare le ceneri in Svizzera per seppellirle lì.
Perché?
In Svizzera la diamantificazione è considerata una forma di sepoltura. Una volta nei nostri laboratori, le ceneri vengono analizzate, se ne traccia un’ impronta chimica, che le identifica.
Poi?
Iniziano i trattamenti chimici e fisici, che consentono al carbonio contenuto in esse di essere trasformato in diamante, replicando, con speciali presse, le condizioni che in natura producono in milioni di anni i diamanti.
Alla fine?
Viene consegnato il diamante con un certificato di autenticità, che attesta il legame con le ceneri esaminate.
Chi chiede in genere questo trattamento?
Persone apparentemente comuni, molto eterogenee, età media, vario livello economico. In moli casi è il malato terminale a lasciar detto alla famiglia di voler essere trasformato in diamante.
Perché?
E’ un modo diverso di vivere il rapporto con chi non c’è più e anche di condividere il dolore con gli altri. Una funzione che un tempo poteva svolgere il cimitero, relegato nella periferia delle città, spesso un luogo inospitale, squallido e pericoloso.
Il diamante della memoria, invece?
E’una forma di sepoltura meno impersonale di una lapide e meno lugubre di un’urna conservata a casa. Inoltre consente un rapporto tattile, che le altre forme di sepoltura non permettono e in termini economici non è più costosa di una tomba.
Quale il Paese, in cui si ricorre più spesso a questo tipo di sepoltura?
A livello mondiale il Giappone. Poi la Germania, la Svizzera, l’Austria. Sta andando bene anche la Spagna.
Che tipo di diamante viene fuori? Ha leggere differenze? Ci spiega perché alcuni diamanti sono più blu degli altri?
Ogni persona, e quindi ogni urna, contiene una diversa proporzione di elementi chimici, che influenzano lievemente la colorazione. In particolar modo un elemento, il boro, dona a ciascun diamante una diversa e unica sfumatura di blu. Anche in natura esistono diamanti colorati e spesso sono proprio i blu a essere più preziosi.
La trasformazione può avvenire solo in Svizzera. Per ora. Secondo lei sarà un giorno consentita anche in Italia? Di cosa c’è bisogno?
In Italia al momento non è prevista la trasformazione delle ceneri, anche se un anno fa circa la commissione sanità del Senato ha provato senza risultato a introdurre un concetto di trasformazione. A ogni modo noi preferiamo che tutto il processo avvenga in Svizzera.
Per quale motivo?
Per una questione di affidabilità. Lo Swiss made ha ancora un certo valore, soprattutto nel caso di lavorazioni delicate e di garanzia di riservatezza. Inoltre possiamo sempre documentare con certificazioni di qualità e garanzia – che facciamo veramente quello che diciamo di fare – rilasciate dalle autorità svizzere.
Quanto costa in media un anello con diamante della memoria, senza tante pretese?
Noi consegniamo il diamante non incastonato, in un’apposita scatolina, per non ridurlo a uno stato di gioiello. Si parte da un minimo di circa 4mila euro per un diamante dalle ceneri di cremazione tagliato a brillante da 0,25 carati (circa 4 millimetri di diametro). Qualcuno richiede il diamante grezzo, non tagliato, e in quel caso i costi diminuiscono un po’ a parità di peso. Il taglio, comunque, non comporta ‘avanzo di materiale’, perché trattandosi di taglio al laser, viene semplicemente bruciata una parte del diamante, fino a portarla alla forma voluta. Sono disponibili le forme classiche del taglio dei diamanti.
Non fa un po’ impressione portare al dito un anello di questo tipo?
Io ho un rapporto diretto solo con i clienti, non con le ceneri. Sono i chimici del laboratorio che trattano con le ceneri. Sicuramente passano emozioni molto forti, soprattutto quando si consegna il diamante ed è difficile non farsi coinvolgere.
Quanto è resistente un diamante ricavato da capelli o cenere?
E’ a tutti gli effetti un vero diamante, anche se sintetizzato in laboratorio e ha le stesse caratteristiche fisiche, ottiche e chimiche dei diamanti naturali.
Più “ecologico” rispetto a un diamante naturale?
La cremazione stessa è più ecologica.
Ricavato dai capelli o dalle ceneri il diamante è diverso? Ma per ottenerlo dai capelli è necessario che si tratti sempre di un cadavere?
Utilizziamo i capelli di una persona morta quando non vi è disponibilità delle ceneri. Con un altro marchio (Stailas) e presse diverse, trattiamo anche i capelli dei vivi. Si tratta di diamanti in questo caso usati come gioielli dal cliente, molto spesso per celebrare un’unione. E’, infatti, possibile mescolare i capelli di persone diverse: due persone che si amano, genitori e figli. Per esempio.
Lei ne ha uno con sé?
Non ancora, attendo un’occasione speciale. Il mio socio Walter ha, invece, da poco ritirato il diamante fatto con le ceneri di sua madre e sta pensando di incastonarlo in un ciondolo da portare sempre con sé.
E veniamo ad Algordanza Italia, con sede a Roma, di cui, una quota pari al venti per cento, è nelle mani della casa madre svizzera Algordanza Ag. Ci sono piani di sviluppo della compagnia nel nostro Paese?
L’operatività è garantita su tutto il territorio nazionale tramite collaboratori e imprese di onoranze funebri. Spesso interveniamo noi stessi, soci fondatori, intendo. Continuiamo a procedere, stabilendo rapporti con nuove imprese di onoranze funebri, che sono quelle che hanno un più diretto contatto con i possibili clienti. Molti arrivano a noi tramite internet e questo è sicuramente un canale da sviluppare ulteriormente. Siamo in fase di crescita, non è facile penetrare un mercato molto improntato al mantenimento della tradizione. Però, la risposta dei clienti e delle persone interessate ci fa ben sperare.
A livello mondiale quanti diamanti si producono?
Circa mille diamanti l’anno.
Previsioni per il futuro?
Demografi calcolano che in Italia tra 5 anni, verso il 2014, le morti dovrebbero superare le nascite, anche tenendo conto degli immigrati e dei loro figli. La popolazione comincerà a diminuire in assoluto, e questa diminuzione si accentuerà a mano a mano che uscirà di scena l’attuale “bolla” di anziani. Il problema che si presenta è: dove metteremo tutti questi morti? In Italia sono presenti 15.834 cimiteri La mortalità annuale media della popolazione è del 9,5 per mille cioè circa 550.000 decessi annui. Nel 2006 questi decessi erano così ripartiti: 310.000 sepolture per tumulazione, 190.000 sepolture per inumazione e 50.000 cremazioni. Il volume dei 310.000 loculi corrisponde a circa 700.000 metri cubi che equivalgono più o meno a 2.500 appartamenti. Occorrono 390.000 tonnellate di materiale edile. Per le 190.000 inumazioni si movimenta invece un milione e mezzo di mc di terra, cioè un volume corrispondente ad oltre 5.000 appartamenti. Per le 50.000 cremazioni, invece, l’impatto è pressoché trascurabile.
Perché allora tanta resistenza alle cremazioni in Italia?
Non c’è alcun dubbio che la cremazione riduca l’impatto ambientale e migliori la politica ecologica, producendo un risparmio importante. Ciononostante, cremare in Italia è considerato un tabù che per tradizione lega il fenomeno ad una scelta di reddito oppure ad un’ideologia ateista. Ma essere informati è un diritto di tutti, per poter scegliere con consapevolezza e non rimettersi esclusivamente alle decisioni ed alle scelte altrui. Essere cremati è una scelta di maturità civile e di maturità sociale, che rispetta il prossimo e l’ambiente.
Intanto Christina fa sapere che si possono commercializzare pure i diamanti ricavati dalle ceneri degli animali. “Per fare questo – conclude – ci appoggiamo a una società con sede in Germania (Semper Fides), partner di Algordanza.
Cinzia Ficco



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