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Gianni Berna, primo allevatore d’alpaca in Italia

Nel giro di pochi anni ha mollato la capitale, si è trasferito ad Umbertide, nel Perugino, la terra di suo padre e suo nonno e si è messo ad allevare alpaca, provenienti dal Sud America.  Oggi è partner e amministratore di Maridiana http:///www.alpaca.it/, un’azienda agricola multifunzionale. Non ha fatto tutto da solo. L’Unione europea ha creduto nel suo progetto e gli ha dato una mano.  Lui? Beh, è molto soddisfatto, perché ha vinto una sfida. Con se stesso, innanzitutto. “Non avevo i nonni o i genitori agricoltori – afferma – Eppure ci sono riuscito. Con un piccolo podere vive tutta la mia famiglia. Il progetto ha avuto il riconoscimento della Commissione Europea come iniziativa pilota, nell’ambito dell’articolo 8 del FEOGA, per lo sviluppo di nuove attività economiche in zone rurali marginali.”.

Il tipo tosto, questa volta, è Gianni Berna, nato a Roma nel ‘41, economista, che per anni ha elaborato e seguito progetti di sviluppo nelle aree depresse dell’Africa e dell’Asia e che nel ’97, primo in Italia, è riuscito a creare con gli alpaca una filiera completa del tessile naturale: allevamento-tosatura-cardatura-filatura-confezionamento.  Dall’animale al maglione. Senza utilizzare coloranti. Nell’azienda Maridiana, infatti, si usa il colore naturale degli animali o al massimo, per alcuni capi, qualche pigmento di piante tintorie.

L’azienda, situata nella Valle del Niccone, Alta Valle del Tevere, ai confini con la Toscana, nasce nel 1981. Venticinque ettari, in zona collinare, con prati destinati al pascolo, oliveti e boschi di querce. Due anni dopo Maridiana diventa Agriturismo. “Nel 1997 – racconta Gianni – dopo una serie di tentativi di ricerca su diverse specie animali, come mucche e cavalli, decidiamo di introdurre l’allevamento di alpaca e capre mohair per la produzione di fibra pregiata, destinata alla lavorazione e alla realizzazione di capi d’abbigliamento. All’epoca il nostro era il primo allevamento di alpaca in Italia. In seguito ha preso il via il progetto che mette insieme l’Università di Camerino e di Perugia, l’Enea e la Maridiana, attraverso esperimenti sull’ambientamento degli animali al territorio e sul perfezionamento della razza. Si sono fatti studi sulla genetica, con una particolare attenzione all’alimentazione e alla crescita dei capi. Tutto questo ha portato a rendere ancora più sottile la fibra ricavata dalla lana dei nostri alpaca, tanto da permettere all’azienda di contare oggi sulla rendita derivante dalla vendita del prodotto finito”.

La lavorazione artigianale dei capi avviene presso aziende che si trovano nel territorio umbro. Alcune di queste utilizzano ancora oggi macchinari d’epoca e ricorrono a decori dell’antica tradizione umbra medievale.

Ma come si arriva al maglione? Dopo la tosa, le lane vengono selezionate secondo la qualità ed il colore.  La fibra,  selezionata in azienda, viene lavata presso opifici industriali, senza l’utilizzo di acidi, cioè senza passare per il “carbonizzo”, che è usato normalmente per la disintegrazione dei residui vegetali. Una volta lavata, la fibra viene portata alla filatura. “E non è mai mischiata con fibre sintetiche – ci chiarisce –  come avviene di solito nei prodotti commerciali per dare sofficità alle fibre e ridurre i costi del prodotto finale.  Le fibre di maggiore finezza e lunghezza vengono filate al 100% alpaca, con il processo della pettinatura. Le fibre di seconda qualità e corte vengono, invece, mischiate con lana (dal 20% al 40%) e filate con il metodo della cardatura. Maridiana ritira i filati sotto forma di rocche o gomitoli”.

I filati vengono lavorati a mano, per produrre pullover, sciarpe e cappelli oppure a telaio meccanico o manuale per produrre sciarpe, coperte o plaid. O, ancora, lavorati con le moderne macchine elettroniche presso le imprese tessili locali per avere guanti, pullover e sciarpe a prezzo più contenuto. Il lavaggio del capo finito viene anch’esso effettuato senza utilizzare prodotti chimici, quali ammorbidenti e silicone.

Maridiana da dodici anni vende i suoi prodotti con il marchio MARIDIANA ALPACA nel negozio, che si trova nell’azienda, o presso mostre e fiere di artigianato di qualità e prodotti biologici.

A quante persone dà lavoro l’azienda, che è riuscita a far incrociare artigianato locale, agricoltura, turismo e commercio?

“Per quanto riguarda le persone che collaborano direttamente in azienda – afferma – ce n’è una per la parte agricola, che si occupa dell’allevamento, poi una collaboratrice per la vendita di prodotti di maglia e per le fiere, e mia moglie per le case in affitto con un’ aiutante saltuaria. La produzione di fibra è di circa 300400 chilogrammi l’anno tra alpaca, mohair e lana, da cui si ricavano circa 8001000 articoli di maglieria. Il reddito deriva oltre che dalla vendita dei prodotti di maglieria,  dall’affitto di due case per agriturismo”.

Intanto l’imprenditore fa sapere che sta aspettando l’ok dalla Regione Umbria ad un progetto presentato il 26 giugno scorso per la creazione di un marchio del tessile naturale umbro, a cui aderiscono le Università di Perugia e Camerino.

                                                                                                              Cinzia Ficco

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