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Manipolare i sogni? Dal 2021 ci proverà un gruppo di studiosi, guidato in Italia da Giulio Bernardi

Cosa sono i sogni e come sogniamo? Ce lo dirà uno studio internazionale, già finanziato, che inizierà l’anno prossimo e si svolgerà soprattutto presso la Scuola IMT Alti Studi di Lucca https://momilab.imtlucca.it/

Ad annunciarlo, Giulio Bernardi (‘83, Pisa), che guiderà il gruppo di ricercatori impegnati nel TweakDreams, un progetto unico sui sogni, che proverà a farci capire perché sogniamo e come è possibile intervenire  sull’attività onirica per migliorare la qualità del sonno e della memoria.

“Unico – afferma Bernardi – perché fino ad ora si è tentato di studiare questa materia, chiedendo ai pazienti come fossero i loro sogni. La nostra équipe farà un passo avanti: proverà ad intervenire dall’esterno e in modo artificiale sui sogni, utilizzando delle stimolazioni sensoriali”.

In sintesi, come riuscirete a manipolare i sogni?

Intanto, partiamo da un dato: il sonno e la veglia sono comunemente considerati come due stati ben distinti. Quello che la ricerca ha rivelato, però, negli ultimi anni è che non è affatto così. Quando siamo svegli alcune parti del nostro cervello possono addormentarsi temporaneamente, mettendoci a rischio di compiere errori involontari. D’altro canto, mentre dormiamo, alcune parti del cervello possono, in un certo senso, risvegliarsi, dando luogo ad esperienze coscienti di vario genere, più o meno lunghe e vivide.  Nell’ultimo decennio una serie di studi scientifici ha dimostrato che particolari tecniche possono consentirci di modificare l’attività del cervello in maniera mirata dal punto di vista spaziale e temporale. Alcune di queste tecniche sono più invasive e complesse, e prevedono, ad esempio, la somministrazione di stimoli elettrici o campi magnetici (con elettrodi e magneti) che raggiungono direttamente il cervello. Altre tecniche sono, invece, interessanti per la loro scarsa invasività ed elevata versatilità, e si basano sull’uso di semplici stimoli sensoriali – in genere sonori – che vengono attivati con particolari modalità e tempistiche mentre si analizza in tempo reale l’attività del cervello. Il progetto TweakDreams intende mettere alla prova queste tecniche per comprendere se possano essere impiegate per modificare il contenuto delle nostre esperienze notturne. Quindi piuttosto che entrare nei sogni, come nel film Inception, proveremo a modificarli dall’esterno. E i motivi per provarci sono molti.

Quali sono?

In primo luogo, riuscire a modulare in maniera mirata l’attività cerebrale durante il sonno potrebbe permetterci di migliorare l’efficienza del sonno stesso, andando a correggere quelle condizioni – e sembrano essere molte – in cui il cervello non riesce ad addormentarsi completamente. Oltre a questo, il progetto potrebbe fornirci nuovi strumenti con cui cercare di comprendere il significato e la funzione dei sogni, rispondendo a domande che ci affascinano e incuriosiscono fin dall’alba dei tempi.

Come saranno scelte le persone da sottoporre allo studio?

Il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare tecniche e strumenti che potrebbero aiutare persone con disturbi del sonno o altre patologie ad essi correlate, come alcune malattie neurologiche o psichiatriche. I nostri studi si concentreranno inizialmente solo su volontari sani. Se poi, come speriamo, i risultati saranno incoraggianti, procederemo a testare le nuove metodiche di modulazione del sonno anche su pazienti con diverse tipologie di disturbi. Si tratta di un percorso relativamente lungo, ma necessario.

A Tipitosti.it, Giulio Maira, neurochirurgo, qualche tempo fa ha detto: Il sonno è molto più di un semplice momento di sosta. Mentre il corpo riposa, il cervello si rigenera, si ampliano le connessioni fra le cellule cerebrali, si consolidano e si aggiornano i ricordi, si modifica la nostra personalità. L’interpretazione dei sogni è tra gli aspetti più intriganti delle neuroscienze. Per migliaia di anni gli esseri umani si sono interrogati sul loro significato. Per Freud la maggior parte della nostra vita mentale, compresa la maggior parte della nostra vita emotiva, è inconscia e i sogni soprattutto sono espressione di desideri inconsci”. Cosa ne pensa?

Non posso che dirmi d’accordo con il Professor Maira. Nonostante i sogni abbiano da sempre stimolato la curiosità dell’uomo, ancora ne sappiamo molto poco. Solo ora stiamo iniziando a capire cosa succede nel cervello mentre sogniamo, ma su quale sia la loro funzione – ammesso che ce ne sia una – e su quali meccanismi determinino il loro emergere e il loro contenuto, abbiamo al momento più domande che risposte. Riguardo a quanto detto dal professor Maira, credo sia utile una precisazione. Quando parliamo di sogni ci riferiamo ad esperienze prolungate, vivide e ricche di contenuti, talvolta simili a veri e propri film. Questi, a cui chiaramente si riferiva nello specifico il Professore, sono tipicamente il prodotto di una particolare fase del sonno, detta sonno Rapid Eye Movements o REM (in italiano sonno a “movimenti oculari rapidi”). In effetti, però, il nostro sonno si può accompagnare ad un’ampia gamma di esperienze coscienti, che possono includere anche semplici sensazioni o stati emotivi, pensieri di varia complessità o esperienze sensoriali di vario tipo. Studi recenti, a cui ho avuto anche la fortuna di poter contribuire, suggeriscono che questi sogni “minori” siano il risultato di fenomeni fisiologici simili a quelli responsabili dei sogni del sonno REM, ossia del risveglio parziale di alcune parti del nostro cervello. Se teniamo conto di tutti i tipi di esperienza che il nostro cervello può generare durante il sonno ci rendiamo conto che il sonno è fatto di oblio della coscienza solo per circa metà della sua durata, e forse anche meno.

In altre parole?

Anche mentre dormiamo diverse parti del nostro cervello si riattivano in modo continuo e viene da chiedersi se vi siano davvero dei momenti in cui la nostra coscienza svanisce del tutto. Per tutta una serie di motivi, il progetto TweakDreams si concentrerà soprattutto sui sogni che emergono al di fuori del sonno REM, ma se le tecniche – che testeremo -funzionassero, sarebbe possibile una modulazione dei sogni anche nel sonno REM. Importante è che il progetto ci aiuti a capire cosa determina i risvegli parziali del cervello che sono alla base della nostra attività onirica e quali funzioni abbiano.

Un sonno davvero rigenerante quanto deve durare?

Il sonno è un bisogno primario del nostro cervello. Un sonno insufficiente per qualità o durata ha delle conseguenze molto negative sulla nostra veglia: ci rende meno attenti ed efficienti, meno concentrati, meno capaci di controllare le nostre emozioni e limita la nostra capacità di apprendere nuove informazioni. E queste sono solo alcune delle conseguenze. Infatti, il sonno è essenziale per il mantenimento di una efficiente funzione cerebrale. È un po’ come se, in una grande città, ogni notte venissero ripuliti tutti gli edifici e le strade, e fossero allargate quelle strade in cui vi è più traffico e ristrette quelle meno utilizzate, così che durante il giorno tutte le attività possano funzionare al meglio. Oggi si ritiene che le conseguenze negative della mancanza di un riposo efficiente dipendano dal fatto che, in un cervello stanco, possano avvenire dei veri e propri colpi di sonno locali.

Cioè?

Alcune parti del cervello possono addormentarsi per brevi momenti senza che noi ce ne rendiamo conto. Tornando all’esempio di prima, è come se si formasse un imbottigliamento nel traffico e per qualche tempo nessuna auto riuscisse a muoversi in una particolare area della città. Quando si parla di quante ore di sonno siano necessarie per l’essere umano si sente spesso evocare un numero magico: 8 ore. La verità è che questo è il numero di ore che in media sembra essere necessario perché il sonno possa essere ristoratore e si possano evitare gli effetti negativi della sua mancanza. In media, significa, che vi sono persone per cui questo numero può essere pari a 9 o 10 ore, o viceversa, altre in cui può essere di 7 o 6 ore. Valori più estremi di questi sono considerati estremamente improbabili, se non impossibili. In altre parole, se qualcuno vi assicura di funzionare al cento per cento delle sue capacità dormendo quattro ore per notte, quasi certamente sta mentendo, ma non è detto che lo faccia sapendo di mentire. Gli effetti della mancanza di sonno sono infatti spesso subdoli, in quanto si manifestano con segni oggettivi e soggettivi chiaramente riconoscibili solo quando la perdita di sonno diviene consistente. Ma anche perdere un’ora di sonno  – e forse anche meno- per notte, può avere degli effetti negativi che è possibile misurare con tecniche oggettive. Detto questo, per rispondere alla domanda “di quante ore di sonno avrei bisogno?” c’è un modo semplice – almeno per chi non ha disturbi del sonno- ma che di questi tempi quasi nessuno può permettersi.

Quale?

Disattivare la sveglia – o qualunque altro elemento di disturbo – e rimanere a letto finché non ci si sente pronti ad alzarsi. Ma dovremmo fare questo per più di un solo giorno per avere la nostra risposta. Infatti quasi tutti noi viviamo in uno stato di perdita giornaliera di sonno a cui il nostro organismo prova a compensare quando ci permettiamo di rimanere a letto più a lungo, solitamente nel weekend. In pratica quindi i primi giorni dormiremmo più di quanto ci occorra perché abbiamo un sonno arretrato da recuperare. Poi un po’ alla volta il nostro sonno si assesterebbe fino ad arrivare al nostro tempo di sonno ideale.

Torniamo al progetto. Che ruolo ha l’Italia, in particolare l’Istituto di Lucca?

Il progetto si svolgerà per la maggior parte presso la Scuola IMT di Lucca dove attualmente ricopro il mio incarico di ricercatore. Si tratta, però, di un progetto molto ambizioso che non può essere realizzato senza un approccio multidisciplinare e integrato tra diversi ambiti scientifici: psicologia, medicina e bioingegneria. Pertanto, il progetto si avvarrà di una rete di collaborazioni nazionali e internazionali.

Diceva che è stato già finanziato.

Sì, è stato finanziato nel contesto di uno dei cosiddetti Starting Grants, assegnati dal European Research Council (ERC). Lo European Research Council è la più prestigiosa agenzia europea che finanzia progetti di ricerca d’eccellenza, proposti da ricercatori emergenti o già affermati, operanti nelle Università europee. Per le ERC Starting Grants quest’anno sono stati investiti in totale 677 milioni di euro, di cui circa 1,5 milioni per il progetto TweakDreams.

I tempi?

Il finanziamento del progetto è stato approvato di recente e la ricerca vera e propria inizierà effettivamente nel 2021. Gli studi avranno poi una durata complessiva di cinque anni. Ci aspettiamo comunque di avere i primi risultati già dal terzo anno. Per quanto riguarda le applicazioni è difficile esprimersi, anche perché non sappiamo se le nostre ipotesi saranno confermate o meno. Nel caso in cui lo fossero, potremmo avere le prime applicazioni già nei cinque anni successivi alla conclusione del progetto.

Giulio Bernardi si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pisa, dove ha conseguito anche il Dottorato di Ricerca in Neuroscienze. A partire dal 2012, dal terzo anno di dottorato, e per oltre due anni, ha condotto le sue ricerche presso il Center for Sleep and Consciousness dell’Università del Wisconsin, diretto dal Professore Giulio Tononi. In seguito, tra il 2015 e il 2016, ha proseguito le sue ricerche presso l’Ospedale Universitario di Losanna, in collaborazione con la dottoressa Francesca Siclari. Dal 2018 è ricercatore a Tempo Determinato presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca.

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Written by Cinzia Ficco

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