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Il cervello al posto delle impronte digitali e della voce per distinguerci? Parla Raffaele Salvemini

In futuro non saranno più solo la voce o le impronte digitali a distinguerci. Ma il nostro cervello. Sì, perché la materia grigia di ognuno di noi emette un segnale originale, irriproducibile.

Alcuni studi l’hanno provato alcuni anni fa. La conferma arriva ora da un team di ingegneri, del gruppo Vibre, guidato da Raffaele Salvemini (Manfredonia, ’90), che spiega: “Ogni persona è geneticamente diversa e ha una storia diversa. Sebbene ci siano processi simili, come l’attivazione delle aree cerebrali durante lo svolgimento di uno stesso compito, il cervello resta una macchina estremamente complessa. Da anni si è ipotizzato che la sua articolata struttura potesse avere qualcosa di unico e che alcune caratteristiche dei segnali generati dal cervello differissero per ogni individuo e, di conseguenza, potessero costituire identificatori biometrici.  A partire da queste considerazioni, abbiamo intrapreso lo sviluppo di un dispositivo, che si chiama MindPrint, e scoperto che esiste un identificatore mentale, rappresentato nel tracciato EEG (elettroencefalografico). Le onde cerebrali tipiche di ognuno di noi sono  facilmente registrabili con strumenti non invasivi”.

Ma da quali studi particolari siete partiti? “Vibre – replica Raffaele – la nostra start up, ha un trascorso di oltre due anni nel mondo delle interfacce cervello-computer (o Brain-Computer Interfaces, BCI). Siamo partiti con un progetto nel campo della riabilitazione che ci ha spinti a questa grande sfida: riuscire a individuare le caratteristiche inconfondibili di ogni individuo e sviluppare, così, un sistema di autenticazione che superasse i limiti delle attuali tecnologie, basate su password, pin o biometria con impronte digitali o riconoscimento facciale e di iride. Per arrivare a questo traguardo abbiamo deciso di sviluppare innanzitutto un sistema in grado di tradurre i pensieri e le sensazioni di una persona in un quadro astratto durante l’ascolto di un brano musicale (BrainArt). Questo tassello è stato strategico per riuscire a studiare a fondo le caratteristiche dei segnali cerebrali delle persone.  Dopo tre mesi, abbiamo iniziato ad utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale che, dopo settimane di incessante lavoro, ci hanno portati alle prime conclusioni positive. Da lì è stato un continuo testare, ottenere dati e migliorare la fase di riconoscimento, fino ad arrivare a quello che è oggi MindPrint: un software di autenticazione biometrica, basato sui segnali cerebrali”.

Vibre, nei mesi scorsi ha raccolto centomila euro di investimenti da business angels, che hanno consentito di attrezzare il suo laboratorio, sperimentare e sviluppare.

“Siamo molto felici – aggiunge l’ingegnere – di essere costantemente in contatto con player internazionali nel mondo delle interfacce neurali, come, ad esempio, Bitbrain Technologies, azienda spagnola leader del settore”.

Il team di Vibre è costituito da cinque fondatori, a cui si aggiungono collaboratori. Dieci in tutto tra ingegneri biomedici e informatici. 

A cosa porterà la vostra scoperta? “E’ l’introduzione di una nuova era – replica – quella delle autenticazioni biometriche, che, cioè, riconducono all’identità della persona. Già da tempo alcune aziende hanno iniziato a muovere i primi passi con autenticazioni basate su segnali biologici, ma con l’ingresso delle Brain-Computer Interfaces si introduce un livello di sicurezza senza eguali. Le caratteristiche naturali del cervello assicurano un notevole numero di vantaggi rispetto alle impronte digitali, al riconoscimento facciale, vocale o dell’iride.  L’impronta digitale può facilmente essere clonata, così come è facile aggirare un sistema di riconoscimento di iride, volto e voce.”.

Il segnale cerebrale rimane immutato? A sentire Raffaele, ha caratteristiche che cambiano con l’esperienza.

“Il cervello – chiarisce –  è caratterizzato, infatti, da una sorta di plasticità neuronale, che va a modificare l’organizzazione interna del cervello e, dunque, anche il suo segnale cerebrale. Il nostro sistema è in grado di riconoscere questa variazione rispetto a uno stato precedente e, dunque, può bloccare tentativi di accesso indesiderati. A differenza dell’impronta digitale, quindi, riesce a non compromettere in maniera irreversibile l’identità dell’utente. In pratica, ogni giorno avremo come password la versione aggiornata del nostro cervello. Date le caratteristiche del cervello, è possibile sfruttare questo sistema per evitare il noioso CAPTCHA che ci costringe a selezionare un set di immagini o a eseguire operazioni per dimostrare di non essere un robot. Questo sistema riesce a produrre una dimostrazione istantanea. E’ possibile ottenere un’autenticazione continua. Spesso, ad esempio, durante l’operazione di un bonifico bancario, ci viene chiesto il token più volte. Con MindPrint questo non è necessario.

Le applicazioni in futuro? Sono tante. Ogni giorno ci sono notizie sui furti di identità.  Basti pensare che nel 2015 oltre 5 mln di dipendenti federali sono stati oggetto di furto di impronte. Il mondo si sta muovendo sempre più online e, per questo motivo, la protezione dei dati deve raggiungere livelli sempre più alti. Governi, dipartimenti militari, enti finanziari, laboratori di ricerca, banche, sistemi di credito e assicurazioni e tanti altri hanno sempre più necessità di elevare il proprio livello di protezione. Ma non è tutto. Pensiamo al gaming e alla continua attenzione alla verifica dell’identità dei giocatori dove, ad esempio, c’è crescente necessità di autenticare i giocatori per verificare la loro età e ridurre il rischio di dipendenza dal gioco o garantire che un giocatore sia chi dice di essere online (benefici nel ranking delle classifiche online). 

Di qui a dieci anni l’obiettivo è introdurre questa tecnologia in un mercato consumer, una volta che le interfacce neurali (che già all’estero iniziano sempre più a spopolare) saranno diventate un must. Non saremo più costretti ad una doppia autenticazione su Facebook e potremo effettuare pagamenti su PayPal con una maggiore sicurezza”.

 Cinzia Ficco

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Written by Cinzia Ficco

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