Uno psicologo che tratta i suoi pazienti con il rap.
Si chiama Antonio Turano, è nato a Macerata nel’82, ma è cresciuto a Roggiano Gravina, in provincia di Cosenza.
Ora vive e lavora a Roma, si è laureato alla Sapienza in Psicologia Dinamica e Clinica, poi si è specializzato con un master in arti terapie a orientamento psicofisiologico.
Crede e porta avanti progetti di arteteRAPia e ha inciso otto cd.
Ha collaborato con artisti come: Dj Lugi, Kiave e DjDoubleS e a livello editoriale con Piotta.
Si fa chiamare Don Gocò. Mia nonna mi chiamava così, credo per una deformazione del Don Antò – racconta – Quando ebbe ‘Alzheimer, dimenticò i nomi di tutti i familiari, tranne il mio Don Gocò, appunto€.
Antonio, oltrechè nel suo studio, lavora in comunità psichiatriche, centri diurni, con bambini, adolescenti e adulti e, oltre a condurre laboratori di arti terapie, si occupa di formazione. Ha iniziato ad ascoltare rap da piccolissimo.
Grazie al’incontro con un amico che scriveva testi, ha iniziato a comporre.
Quanto e come il rap può aiutare chi ha un disagio mentale?
Io non lavoro solo con malati mentali e non amo fare questa differenza perchè la musica, come tutte le arti, agisce e può aiutare a seconda della persona e dei suoi bisogni, che sono sempre individuali.
Questo a prescindere da un disagio mentale diagnosticato. Attraverso le arti si può rimaneggiare materiale interiore e lavorare sulla crescita emotiva.
Certo, ogni patologia ha i suoi sintomi, ma ancora prima della patologia, c’è una persona che ha le sue particolarità .
Con ciascuno di loro – vengono bambini e adulti sino a 70 – avvio un percorso specifico.
La conferma del’effetto benefico arriva anche da un collega e amico, Mirko Cario, che utilizza il rap in particolare con bambini che hanno disturbi del’apprendimento e del’età evolutiva. Vorrei fare una distinzione: come artista occupo uno spazio mentre nei miei laboratori, come terapeuta, creo le condizioni perchè i miei pazienti possano a loro volta individuare e potenziare il proprio spazio.
I tuoi rapper preferiti?
Ascolto un tipo di rap underground e quindi i miei artisti preferiti sono per lo più sconosciuti al grande pubblico. Tra i classici: Dj Lugi, Kaos, Cor Veleno e Bassi Maestro e tra i giovani , Rancore, Dutch Nazzari, Moda Loda Broda e Mezzo Sangue.
Hai inciso un Cd che ha un titolo molto particolare.
Sì. Si chiama Conclamata normalità , contiene tredici brani con beat di Libberà , Brigante, Dirty Blade e della mia band Dongo&Co’. La Conclamata Normalità € è una non diagnosticata forma di patologia che colpisce la maggior parte della popolazione. Se per malattia, si intende una condizione o un comportamento che compromette il benessere della persona, la normalità spesso è la base da cui nascono le nostre patologie.
Penso ad alcune abitudini alimentari che ci portano ad ammalarci, a svaghi che portano al ritiro sociale o alla dipendenza, a politiche che generano guerre e quindi morte.
Cosa è stato particolarmente difficile nel tuo percorso di rapper – terapeuta, venendo da una regione come la Calabria?
E’ stato molto difficile allontanarmi dagli affetti e dalla mia terra per poter studiare e formarmi.
Negli anni del’Università , poi, è stato anche impegnativo portare avanti entrambe le passioni, lo studio e la musica. Ma ho sempre potuto contare sul’appoggio della mia famiglia.
Crescere in una terra piena di contraddizioni come la Calabria mi ha dato una consapevolezza maggiore di me stesso e la possibilità di dare il giusto valore alle cose.
Cosa mi rattrista e delude?
Incontrare persone che mettono poca passione in quello che fanno in ogni campo.
Cinzia Ficco
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