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Aida ed Ermanno. Storia di un debito …d'amore

 

Quando ha lasciato la Tunisia aveva una laurea in Giurisprudenza e un sogno: diventare criminologa. Oggi vende pezzi di ricambio per automobili a Roma. Una scelta dettata dall’amore per chi le ha fatto da padre.

E’ la storia di Aida Ben Jannet, nata a Tunisi nel ’70, che ha rinunciato ai suoi sogni per aiutare Ermanno, una persona oggi malata di tumore e Alzheimer.

Nel ’95 Aida ha lasciato la sua terra e la sua famiglia per rilevare il negozio di ricambi per auto di Ermanno, sull’orlo del fallimento.

“Ho conosciuto questa persona – dice Aida – tanti anni fa, quando veniva a Tunisi e aveva bisogno di una interprete. All’epoca gli affari del negozio di autoricambi andavano bene. Io studiavo e sognavo di fare la criminologa. Il pomeriggio davo una mano ad Ermanno. Dopo alcuni anni, finiti gli studi, ho avuto la possibilità di impieghi in Belgio e Francia, a Parigi, dove ho alcuni parenti. Ermanno mi disse che aveva problemi e che la sua attività sarebbe finita male. Soffrivo molto per lui, che per tanti anni era stato un padre adottivo per me. Il mio lo avevo perso a nove anni. Sentivo la mancanza di una figura forte. Così mi sono affezionata e non l’ho più lasciato.

Sono venuta a Roma e ho cominciato ad occuparmi del negozio. E’ stata durissima. Ho combattuto con la mia famiglia che, benestante, non mi avrebbe fatto mancare niente a Tunisi e non capiva la mia scelta. Nel negozio agli inizi mi sentivo derisa. Non riuscivo a distinguere un calibro. Questo è un lavoro maschile. Sa quante volte mi hanno scambiata per una commessa? Mi chiedevano: ‘Aho, ce l’hai questo pezzo?»  e io non capivo quella parola. Ce l’ho mesa tutta per non sbagliare.

Ho preferito evitare di far fallire il negozio, come sarebbe stato facile qui in Italia e ho organizzato un commercio di vestiti tra Italia e Tunisia per sostenerlo. In cinque anni, tra il 1995 e il 2000 ho pagato una parte dei debiti del negozio (60 mila euro ndr). Nel 2001 ho acquistato l’autoricambi con quello che rimaneva. Poi mi sono concentrata nel farlo ripartire.

Curo molto il rapporto con i clienti, a volte mi raccontano i loro problemi e non comprano niente, ma poi mi mandano amici e parenti. Mio marito, che è economista, ha lasciato il suo lavoro in un ministero a Tunisi per venire qui e starmi vicino.

Per avviare il negozio abbiamo aspettato anche ad avere un figlio, perché volevamo dargli tutto l’amore possibile. Ringrazio, comunque, i clienti italiani e rumeni, che dopo anni mi hanno quasi adottata”.

Ma perché un sacrificio così grande? “Ero legata ad Ermanno – risponde – e mi ero impegnata con i creditori. Poi Ermanno si è ammalato. Prima un tumore, poi l’Alzheimer. Qui ha tutto. Quando ho voglia di tornare da mia madre e dai miei fratelli prendo l’aereo. Sono lì in cinquanta minuti. Papà sarà con me sino alla fine dei suoi giorni.”.

Non tornerà più in Tunisia? “Non lo so – risponde Aida – per il momento qui le cose nel negozio vanno meglio. Si vedrà”.

E i suoi studi, i suoi sogni? “Sono felice – afferma –  perché so che ho fatto una cosa buona. I soldi non sono tutto”.

Si sente una tipa tosta? “Sì, molto – afferma – quando mi prefiggo un obiettivo non mi arrendo. Metto sempre l’anima in tutto quello che faccio”.

                                                                                                             Cinzia Ficco

Ringrazio lo staff di http://www.stranestraniere.com/ che mi ha permesso di realizzare questa intervista.

   

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