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Disabili in Trentino, l'idea del Bar al buio

Qualche giorno fa mi ha scritto Irene Matassoni, nata nel 1983 a Rovereto, in provincia di Trento, laureata in Sociologia.
L’ha fatto per parlarci di iniziative, per ora uniche in Italia, che ha avviato con alcuni amici non vedenti. Una, molto originale, è quella del Bar al Buio. Tutte, come scriverà, puntano all’inclusione di alcuni disabili, ma richiedono la collaborazione degli enti locali, che c’è, ma che non è ancora sufficiente. 

Ecco qui di seguito la sua lettera

“Ho studiato sociologia e sto per ultimare la tesi di laurea magistrale in lavoro, organizzazione e sistemi informativi.
Mi sono avvicinata al mondo dei ciechi e degli ipovedenti con l’esperienza di servizio civile nazionale nel lontano 2005 presso l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, sezione di Trento. In quell’intenso anno ho potuto conoscere questa realtà. Ne sono rimasta affascinata. Tanto che ho voluto continuare ad occuparmi di persone affette da cecità. Ho seguito corsi di formazione organizzati prima dall’istituto I.Ri.Fo.R. del Trentino, poi dalla Cooperativa Sociale IRIFOR del Trentino Onlus. Dopo avere fatto la facilitatrice della comunicazione e dell’integrazione scolastica, affiancando studenti ciechi e ipovedenti nel loro percorso scolastico, sono diventata coordinatrice tiflologa, cioè per non vedenti, dei facilitatori e lettori. Da circa un anno mi occupo del coordinamento area progetti e comunicazione della Cooperativa. Quest’ultima è nata nel 2008 grazie all’impegno di un gruppo di ciechi e ipovedenti trentini, con l’obiettivo di costituire un Centro di prevenzione e riabilitazione visiva, fino a quel momento assente sul territorio provinciale. La Cooperativa IRIFOR costituisce il punto di riferimento per i servizi rivolti ai disabili visivi. Varie sono le attività che svolge: valutazione degli utenti per predisporre percorsi di riabilitazione funzionale visiva e non visiva, assistenza scolastica agli studenti ciechi e ipovedenti con le figure formate dei facilitatori e dei lettori, corsi di formazione per familiari, docenti e operatori che lavorano con disabili visivi di ogni età, addestramento all’utilizzo di ausili tiflotecnici, cioè per non vedenti, corsi rivolti a ciechi e ipovedenti di informatica, braille, ginnastica, autodifesa, cucina, organizzazione di iniziative ricreative, soggiorni estive e uscite dal territorio per ciechi e ipovedenti, collaborazioni per attività di ricerca con enti pubblici e privati, consulenza per accessibilità strutturale e mediatica ed eventi di sensibilizzazione.
Gli eventi senza luce sono iniziati in Trentino nel dicembre 2003, con il Dialogo al buio, presentato negli spazi adiacenti al Mart di Rovereto http://www.mart.trento.it/ per circa cinque mesi, che ha attirato più di 25 mila visitatori, i quali, sotto la guida di ciechi e ipovedenti, hanno fatto un lungo percorso nella totale oscurità. Hanno attraversato: un parco e un mercato. L’iter si concludeva con un caffè in un bar al buio.
Da quell’anno Ferdinando Ceccato, attuale presidente della Cooperativa IRIFOR, ha costituito uno staff di camerieri ciechi e ipovedenti che hanno iniziato a organizzare numerose cene al buio. Sono esperienze uniche in Italia. In questo gioco invertito di ruoli, gli accompagnatori acquistano fiducia in se stessi, gli accompagnati imparano ad allentare l’autocontrollo.
Da poco ci sono anche i concerti al buio. Gli artisti, vedenti, si esibiscono nella più totale oscurità e cercano di far riscoprire la magia della musica in una condizione sensoriale nuova.
Dal 2013 la Cooperativa ha allestito un bar al buio itinerante a bordo della roulotte “Dark on the Road”. Questo mezzo permette di portare l’esperienza nelle scuole della provincia.
Essendo una onlus, la Cooperativa non ha ritorni economici da queste attività, punta solo a diffondere la cultura dell’integrazione dei disabili.
Contiamo sul sostegno degli Enti Locali perché abbiamo altri progetti di inclusione. www.irifor.it

                                                                                                                                                                                        Irene Matassoni

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