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Ndrangheta, tutti con Luigi Bonaventura!

“Sono quarantatré anni che vivo da soldato. Ne avevo dieci quando mi sono slogato un dito per imparare ad usare una pistola. Dovevo diventare un duro, allenarmi a prendere il posto di mio nonno, il capostipite, prepararmi alla vendetta, quindi anche ad uccidere, perché contavano solo la famiglia e il suo onore. Col tempo, quelli che per anni mi erano stati spacciati per valori, sono crollati. Per questo ho pagato. E oggi mi porto addosso i segni dell’odio e della violenza. Anche di quelli che provano mio padre, i miei zii, la mia famiglia per me. Alla fine del 2005 mi sono dissociato e preso i primi contatti per collaborare. Dal 2007 sono passato ufficialmente e volontariamente senza un giorno di condanna, dalla parte della giustizia e ho cominciato una nuova battaglia, questa volta contro la ‘ndrangheta e le mafie a favore dello Stato e della legalità. Ho fatto arrestare oltre 150 persone e ho una condanna a diciotto anni, da scontare dopo l’ultimo grado di giudizio. Collaboro con undici Procure antimafia

(Catanzaro, ReggioCalabria,  Bologna,Crotone,Salerno,Bari,Campobasso,L’Aquila,Torino,Venezia, Stoccarda) e la Direzione Nazionale Antimafia”.

 

Sono le parole di Luigi Bonaventura, nato a Crotone, nel ’71, che ha accettato di rilasciare un’intervista a Tipi Tosti e raccontare la sua storia.  

“Storia – afferma – di una vittima. Sono stato addestrato da piccolissimo a combattere. Non ho avuto un’infanzia normale. Sono cresciuto per diventare un soldato. Mi hanno insegnato ad odiare e  combattere. Continuo a farlo, anche se sono stanco. Mi piacerebbe vivere solo di amore, ma non posso mollare. Voglio dimostrare ai miei due figli (uno di tredici, l’altra di dieci, ndr) e ai figli di mamma ‘ndrangheta che si può cambiare. Anzi, si deve cambiare! È vero, sono stato un boss, sono stato coinvolto in omicidi e in altri crimini. Una volta da ragazzino ho ucciso un uomo perché mi era stato ordinato, in quanto responsabile della morte di un mio amico, un ragazzino come me, figlio di un affiliato alla mia famiglia. Ma poi ho deciso di chiudere con quel passato. E ho patito le conseguenze. Ho subito gli agguati tesi da mio padre, che non comprendeva la mia scelta e dagli altri a lui vicini. Ai loro occhi ero e sono un traditore, ma io non mi sento così.  Forse lo ero prima, quando stavo dalla parte sbagliata. Ho messo a rischio più volte la vita di mia moglie e dei miei bambini. Ho inveito tante volte contro Dio che mi ha fatto nascere in quella famiglia, ma poi ho capito che lui ci fa cadere per permetterci di rialzarci. Alcuni, poi, si fanno più male, perché devono rialzarsi e aiutare gli altri”

Ma cosa ti ha fatto cambiare?

L’amore di mia madre e quello di mia moglie, donne toste, che avevano valori diversi. Mia madre mi ha insegnato il senso della giustizia, l’importanza dell’amore autentico e gratuito, del rispetto, del lavoro onesto. Quanto ha patito! L’ho vista piangere spesso per le mazzate di mio padre. In tutti gli anni della mia adolescenza mia madre ha messo insieme tanti mattoncini e ha fatto di me e dei miei fratelli persone diverse. Anche mia moglie ha avuto un ruolo importante. A poco a poco ho capito che non c’è onore nel rubare il futuro dei propri figli e degli altri. Per questo ho voluto dare ai miei bambini una possibilità, quella che io non ho mai avuto. La possibilità di fare nella vita una qualsiasi cosa, dall’operaio al magistrato, al giornalista, all’avvocato, al dottore, all’ingegnere, al poliziotto.

Vivi, però, con i segni dell’odio e della violenza di tuo padre, che un paio di volte ha cercato di ammazzarti a causa della tua scelta di dissociarti e collaborare.

Sì. Porto i segni dell’odio di tanta gente, anche di una parte della comunità ipocrita, collusa, mafiosa e vittima dell’ignoranza. Ma non mi importa. So che sono dalla parte giusta e si voglia o no, io combatterò fino alla fine.

Ti senti solo?

Sono in tantissimi nella stessa comunità a starmi vicino, sostenermi, incoraggiarmi. Vivo e lotto da quasi otto anni accanto all’Antimafia come collaboratore di giustizia. Ho detto addio alla vita passata per sempre. Anche se.

Anche se?

 I programmi di protezione dei collaboratori di giustizia in Italia sono una barzelletta. Non ritengo di essere al sicuro con la mia famiglia. Molti collaboratori sono finti e manovrabili anche perché usati da un programma che sembra volere altro. Non la lotta alla mafia. Non c’è un valido progetto di rieducazione o di reinserimento socio-lavorativo. Mi danno 1500 euro il mese, ma me li guadagno già solo con i tantissimi chilometri che faccio per le trasferte nei vari interrogatori o processi in cui mi ascoltano come indagato o testimone. Sono convinto che in Italia una parte della politica usi certi collaboratori e testimoni di giustizia, quelli veri e di spessore, come carne da macello. Ci sono troppe collusioni, troppi interessi. Si spendono tanti soldi per programmi di protezione che non funzionano, istigano al suicidio e a ritrattare, a delinquere. Così la mafia non si debellerà mai. Ripeto, buona parte della politica vuole che tutto rimanga così.

 

Di recente è partita una petizione, sottoscritta da più di 15 mila persone perché lo Stato protegga te, ex reggente della cosca crotonese dei Vrenna Bonaventura, che ha fatto arrestare oltre 150 persone e che al terzo grado di giudizio dovrà scontare la sua pena

Sì, e ringrazierò sempre tutti quelli che mi stanno aiutando. Non sono felice di essere stato un boss, di essere stato mafioso per successione, ma sto pagando.

Ovunque io vada, sono un uomo morto. A noi tocca morire qui, in un luogo a due passi dalla ‘ndrangheta. Non ho ancora trovato la mia buona stella, ma non smetterò di cercarla. Continuerò a collaborare con la giustizia. Chi non ha fiducia nei collaboratori o è mafioso o è ignorante e non vuole annientare per sempre le mafie. 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Cinzia Ficco

https://www.change.org/it/petizioni/protezione-per-il-collaboratore-di-giustizia-luigi-bonaventura

 

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Written by Cinzia Ficco

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