Da Katmandu a Bosa per riportare in vita una tradizione centenaria: il filet.
Renu è nata nel 1980 in Nepal, ma da qualche anno vive in provincia di Oristano, nella costa nord occidentale della Sardegna, dove da alcuni mesi si sta attivando per recuperare e valorizzare un’antica attività.
“Mi sono trasferita da poco – afferma – anche se nel corso degli anni avevo imparato a frequentarla ed amare tanto l’isola. A volte la vita offre delle opportunità che credo si debbano affrontare con un pizzico di spirito di avventura, apertura mentale ed anche rischio, accompagnati, però, da una buona dose di realismo. Il Veneto, dove peraltro lavoravo e risiedevo, mi era divenuto stretto.. Sono in Sardegna perchè vorrei vivere la mia vita e sono certa di poterla vivere solo a Bosa (in foto). Del resto In Nepal come in Sardegna si affrontano molti aspetti della vita con più serenità, con meno frenesia ed io sono più interessata alla calma interiore”.
Anche per questo Renu si è data al filet, che, spiega – e’ parte del passato e del presente delle donne di Bosa. Chiunque si trovi a curiosare per le strette vie della parte antica di Bosa – il rione “Sa Costa”, ancora oggi ha la possibilità di incontrare le donne adoperarsi sull’uscio di casa al telaio. Vivendo in questa zona e’ stata quasi una scelta naturale conoscere ed approfondire questa tradizione”
Cos’è che ti affascina di più di questo antico lavoro?
Se c’è una cosa che sin da piccola aveva il potere di lasciarmi incantata per ore ed ore, era osservare mio padre che si dedicava con maestria e pazienza nel realizzare i Thangkas, che sono dei dipinti su tela a metà tra l’artigianato artistico nepalese e una forma di meditazione. Anche per il filet, in un’epoca in cui non si ha più tempo ormai da dedicare né all’apprendimento di queste tecniche, né alla loro applicazione, ritornare ai ritmi lenti nella creazione di un’opera come nel tempo in cui ero bambina, è per me qualcosa di estremamente affascinante e gratificante. E’ quasi una sorta di rimedio alle frenesie quotidiane. Lavorare al telaio mi mette in contatto con la parte più intima di me. E poi il filet è stato anche veicolo di integrazione per me:. Attraverso questo antico mestiere ho conosciuto le donne del posto e la loro più profonda essenza. Oggi portare avanti questa tradizione è un modo per contribuire a darle continuità, così come rappresenta una forma di gratitudine verso la comunità femminile bosana, che mi ha accolta.
I Bosani sono, dunque, persone ospitali?
L’ospitalità è una tradizione, un gusto e quasi un bisogno per il sardo. Penso, ad esempio, al mio primo viaggio in Sardegna e ricordo che nella piazza antistante il Corso alcune signore offrivano ai passanti il caffè caldo con i biscotti sardi, tanto invitanti La mia testimonianza su Bosa potrebbe tranquillamente riflettersi su molte altre località della Sardegna. E questo conferma un antico proverbio sardo: “ Sa domo est minore, su coro est mannu” (La casa è piccola, il cuore è grande).
Sono in tante a seguirti nel recupero di questa tradizione?
Il filet di Bosa è oggi tenuto in vita dalle donne bosane, che si ritrovano nell’ Associazione Culturale “La Foce”. L’Associazione si sta dedicando allo studio e alla realizzazione di nuove figure per centri o applicazioni, anche se sono sempre richieste le straordinarie interpretazioni in filet dei motivi della tradizione, realizzati con amore e creatività dalle ricamatrici locali. Con l’obiettivo di ridare identità e tutelare questo patrimonio, l’Associazione, sotto la guida della Presidente Maria Masala e della Maestra Jolanda Dassù organizza anche stage e corsi con il nome originario “Làuru ‘osincu”.
E’ difficile portare avanti un progetto così?
Stiamo vivendo un periodo di grande difficoltà dal punto di vista economico Per poter operare e garantire una sostenibilità economica alle sue attività, l’Associazione ha bisogno di sostegno da parte delle autorità locali, che non sempre sono nella condizione di garantirlo. Ecco che per dare continuità al progetto spesso sono le stesse associate che si adoperano per superare situazioni di difficoltà economiche e organizzative. Ma noi siamo dterminate e non molliamo.
Hai un laboratorio?
No, essendo un’attività di nicchia, no. Costerebbe tanto. L’attività viene portata avanti, facendo leva sulla grande passione e sulla soddisfazione nel vedere realizzate le proprie creazioni
Chi compra i tuoi lavori?
Espongo i miei lavori in occasione di eventi con lo scopo di valorizzare l’artigianato artistico di qualità. Solitamente sono occasioni frequentate da un pubblico interessato, che apprezza e comprende il mio impegno.
E cosa crei ?
Oltre alle creazioni tradizionali quali: centri tavola o applicazioni per abiti, di recente creo piccoli accessori (orecchini, segnalibro, bomboniere) più accessibili al pubblico dal punto di vista economico. Un lavoro tradizionale, ad esempio, un centro tavola di medie dimensioni richiede un impegno di più settimane e il costo finale non è certamente accessibile a tutti, Altri articoli,invece, sono alla portata di chiunque desideri un oggetto creato con la tecnica del filet di Bosa.
Il requisito piu importante per fare questo tipo di lavoro?
Un grande interesse per il lavoro artigianale di qualità, per il bello e tanta pazienza.
Tornerai in Nepal?
Certamente, tra qualche anno ritornerò con la mia famiglia, senza, però, dimenticare Bosa e la Sardegna
Ti senti tosta?
Io sono buddista e la mia cultura, la mia formazione sono permeate di questa filosofia. Non ho un atteggiamento “aggressivo” nei confronti della vita, ma ho molta pazienza, ottimismo e fiducia nel raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo.
Dai un consiglio a chi sta leggendo la tua storia.
Di guardare avanti e non credere a coloro che sembrano volerti fare dei favori. Di rimanere sempre un po’ cauti finché non si è veramente certi di aver capito come vanno le cose. Ho incontrato molta gente che mi sorrideva, ma poi dentro di sè la pensava in maniera differente.
F.C.
Renu esporrà i suoi lavori a Treviso in occasione della IX edizione della Fiera Quattro Passi, quest’anno dedicata “Alla scoperta del nuovo mondo”:.
L’evento è organizzato dalla Cooperativa Pace e Sviluppo di Treviso (prima organizzazione di commercio equo e soldiale in Veneto per attività, fatturato e numero di volontari e terza in Italia) al Parco Sant’Artemio della città veneta – sede della Provincia di Treviso – nei weekend del 24 e 25 maggio e del 31 maggio e 1 giugno 2014..
L’appuntamento, uno dei principali punti di riferimento nazionali per i settori della cooperazione, dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente, coinvolgerà oltre un centinaio di espositori, provenienti da tutta Italia e proporrà un programma artcolato di manifestazioni.
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