Per molti sono solo degli sciacalli, che senza la minima cura per indigenti e malati, potrebbero pure sfondare la porta di casa tua ed eseguire con puro cinismo un ordine di sfratto o un pignoramento. Per altri, in quanto dipendenti pubblici, sarebbero degli scansafatiche. Fannulloni che intascano copiosi stipendi, senza sprecarsi più di tanto.
E, invece, no. Gli ufficiali giudiziari sono tutt’altro che dei sadici perdigiorno. Sapete perché? Primo. Parliamo di dipendenti pubblici sui generis, che non devono timbrare il cartellino, ma che possono lavorare anche dieci ore ogni giorno. Il loro orario di attività è, infatti, flessibile. Secondo. Perché, per lavorare, utilizzano la loro automobile, non quella statale, sottoposta, in modo inesauribile, ad usura.
Come mai? Beh, udite! Tra i requisiti necessari al superamento del concorso pubblico, non c’è la patente di guida. E allora? Si presume che l’ufficiale giudiziario, con lo zaino stracolmo di atti, ogni giorno, si industri a cercare le linee, le fermate degli autobus giusti per raggiungere le case da sfrattare o i destinatari delle notifiche. Assurdo! Se fosse così, si perderebbero energie e tempo, già ai limiti. Non dimentichiamo che chi lavora in zone di montagna, in inverno o in piena estate, con difficoltà, potrebbe raggiungere luoghi impervi o seminascosti con mezzi pubblici. E quindi? Ricorrere alla propria macchina, diventa un salvavita.
Insomma, allo Stato non importa come questi dipendenti raggiungano il posto di lavoro. Siamo in Italia, la puntualità dei bus è spesso un oggetto misterioso. E se loro ricorressero ai mezzi pubblici, tante volte non potrebbero arrivare agli appuntamenti in orario ed evadere tutti gli atti in scadenza. Appuntamenti, a cui spesso partecipano le forze dell’ordine e gli assistenti sociali, che, in caso di minorenni malati, da sfrattare, devono garantire un ricovero dignitoso.
Ma cosa fa esattamente l’ufficiale giudiziario per i cittadini e lo Stato e cosa guadagnerebbe la collettività se il Ministero della Giustizia investisse di più su tale categoria che, a dire il vero, è poco compatta, non ha potere contrattuale, non potendo contare su un sindacato coraggioso?
Ne abbiamo parlato con Umberto Satolli, nato a Roma nel ’66, dirigente dell’Ufficio Notifiche Esecuzioni Protesti della Corte d’Appello di Perugia, scelto a caso, ma rappresentativo di una situazione pesante in tutta Italia.
Prima cancelliere, poi ufficiale giudiziario a Lodi, Frosinone, Novi Ligure. Nel capoluogo umbro lavora dal ‘98.
Allora, Satolli, cosa fa un ufficiale giudiziario?
Esegue i provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria, se il debitore non adempie in modo spontaneo. Spesso è costretto a ricorrere alle forze dell’ordine. A dare l’input alla nostra attività, possono essere la decisione di un magistrato, oppure assegni, cambiali, atti notarili, scritture private autenticate, eccetera, in base ai quali il debitore è obbligato ad una prestazione a favore del creditore. Se non c’è spontaneità nell’adempimento, l’ufficiale giudiziario ricorre alla Forza Pubblica.
Spesso passate per sciacalli.
Solo i peggiori. Gli altri, la maggioranza, fanno continua opera di mediazione tra le parti, dilatano i tempi di sfratto nei confronti di soggetti deboli, per esempio. Non dimentichiamo che il rigoroso rispetto della normativa esistente è garanzia per tutti.
E’ un’attività che si può fare con il cuore, dunque!
Nel rispetto delle leggi, si cerca di adeguare la propria condotta ad ogni singolo caso. Siamo durissimi e spietati con i mariuoli, consulenti e psicologi con le persone esposte a traumi irreversibili.
In tutti i Paesi esistono gli ufficiali giudiziari?
La funzione è svolta ovunque. Nei Paesi ad alta civiltà giuridica, l’ufficiale giudiziario è un libero professionista. E’ come un notaio. In Francia, per esempio. In Italia no. Il nostro Paese è superato in questo senso da nazioni modeste, come la Slovacchia. Quindi siamo dei trogloditi, sapendo di esserlo.
Requisiti per diventare ufficiale giudiziario?
Laurea in Giurisprudenza, Scienze Politiche o Economia e Commercio.
Quante ore lavora un ufficiale giudiziario?
Questo varia da ufficio ad ufficio. A Perugia lavoriamo tra le 40 e le 60 ore a settimana.
Ma guadagnate tanto?
La media nazionale è tra i 2000 ed i 2500 euro mensili. Siamo in parte proventisti (la parte variabile della busta paga dipende dalle indennità di trasferta, ndr), quindi può esserci qualche differenza legata al contesto economico, in cui si opera. La qualità e la quantità del lavoro svolto sono doppie rispetto ad un pari grado nello Stato, senza adeguata remunerazione.
Cosa vuole dire?
Prendiamo molto meno degli altri. Parte dello stipendio ce lo paghiamo da soli con i diritti riscossi per gli atti compiuti.
Ci saranno dei privilegiati!
Purtroppo niente privilegiati, salvo casi specifici di dirigenti fannulloni, che, pur restando all’interno dell’ufficio, senza spese di carburante ed usura della propria auto, impongono la divisione in parti uguali delle trasferte prodotte da chi svolge attività esterna.
Mi diceva che usate la vostra auto.
Usiamo la nostra macchina, perché non si può fare diversamente. Brutalizzati dallo Stato, dunque, per due motivi. Non siamo autorizzati e quindi in caso di incidente, passiamo i guai. Lo Stato, ufficialmente, ritiene possibile svolgere la nostra attività con i mezzi pubblici. Un’assurdità. Ed è ovvio, non siamo assicurati dallo Stato.
Cosa chiedete?
Una più rapida attuazione dei nostri diritti.
Se ci fosse maggiore attenzione nei vostri confronti da parte dello Stato, quali sarebbero le ricadute positive sui cittadini?
Guardi, l’ufficiale giudiziario sarebbe il miglior alleato del cittadino, perché incentivato a far bene. Le imprese falliscono non potendo recuperare i crediti. Le aziende estere non investono in Italia per la paralisi del sistema giudiziario ed esecutivo. Il costo per il sistema Paese è stato stimato in decine di miliardi di euro. Più di una manovra correttiva. Le cose cambierebbero. Di parecchio.
Cosa blocca il disegno di legge Berselli, affossato, che contempla la liberalizzazione della vostra attività?
Pressioni lobbistiche. In testa gli avvocati, che non vogliono concorrenza qualificata. Poi gli istituti vendite giudiziarie, che verrebbero declassati dalla riforma. I sindacati, che possono pescare iscritti tra statali frustrati e non tra brillanti professionisti. A monte, c’è l’assenza della volontà da parte di una classe politica, incompetente ed affaristica.
Un pacchetto di proposte da girare al nuovo Ministro della Giustizia?
Chiediamo di adeguarci al panorama e alle direttive europee in tema di esecuzione forzata. Di creare, cioè, la figura dell’ufficiale giudiziario libero professionista. Di rompere il patto scellerato con cui, in cambio della tolleranza di una minoranza di incapaci e fannulloni, si penalizza la maggioranza di capaci ed efficienti.
Ce la farete?
Ritengo il retaggio culturale duro a morire. Un aguzzino miope e crudele. Passano i decenni, la situazione cambia, ma i tecnici e i dottrinari che invocano le riforme, restano inascoltati. Meglio i festini. Anche la categoria sbaglia, sempre divisa e litigiosa.
Si lavora meglio al nord?
Al sud si lavora meno, gli organici sono meno carenti, ma il contesto sociale è più difficile. Al nord ci sono uffici con scopertura d’organico superiore al 60 percento, quindi al collasso.
Quanti ufficiali giudiziari servirebbero subito?
Circa cinquemila, in continua diminuzione per il blocco del turn over. Il numero sarebbe sufficiente, se fossimo liberi professionisti, con un’ottima ricaduta occupazionale. In Francia ci sono studi associati con novanta dipendenti.
E’ un mestiere da uomo?
Storicamente é mestiere maschile. Il primo decreto di nomina di una donna è della fine degli anni Sessanta. Poi la presenza femminile è aumentata. Nell’ultimo concorso, nel 2004, sono state reclutate più donne che uomini. I problemi con cui dovete fare i conti tutti i giorni?
Nelle grandi città è un inferno: traffico, delinquenza e forza pubblica latitante. Ufficio di media grandezza e al centro nord: questo l’identikit delle sedi, dove si soffre di meno.
Siete ottimisti?
Abbiamo l’unica speranza che l’Unione Europea dia un ultimatum allo Stato italiano: o ci adeguiamo agli standard dei Paesi civili o aderiamo alla Lega Araba. E’ stato l’unico modo, in passato, per costringerci a legiferare in tema di antitrust negli anni novanta ( lo Sherman Act statunitense è del 1895….) ed in tema di protezione ambientale.
Lei come tanti altri, nonostante tutto, va avanti. Non può neanche contare sull’appoggio di un sindacato serio e responsabile. Perché?
I rapporti umani e la reciproca stima con il Foro e i destinatari delle esecuzioni mi ripagano moltissimo. E poi, per mandare avanti la famiglia ci vuole uno stipendio.
Cinzia Ficco
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